Di lui si sa pochissimo e alla Nippon Animation non si sbottonano più di tanto quando si tratta di chiedere biografia completa di questo impareggiabile animatore. Una lista di opere in cui ha lavorato per il celebre studio giapponese non basta a soddisfare la curiosità.
La scoperta più interessante, da questo lato della barricata, riguarda proprio i fan: non solo in Italia, ma anche in Francia molti appassionati si chiedono chi sia l’autore di personaggi come "Vickie il vichingo" (oggi in DVD Dolmen Home Video), "Lucy May" o "Flo la piccola Robinson". Titoli che meriterebbero un ritorno di fiamma su supporto digitale.
O quanto meno una degna riproposta su Tv generalista o, si spera, sul canale Sky che evoca già dal nome estasi cultuali: Cultoon. Per ricostruire la sua carriera basta un clic. Si parte da qualche esperienza in Toei alla fine degli anni ’60 e lo si ricollega a grandiosi film come "Kanashimi no Belladonna" diretto da Eiichi Yamamoto. Esperienze lavorative peraltro frammentarie e non ufficialmente degne di fiducia, stando a quei ruolini di marcia che all’epoca imponevano a un giovane animatore lunga gavetta prima di approdare al ruolo di
sakkan (direttore delle animazioni).
L’unica certezza è che Shuichi Seki occupa stabilmente in Nippon Animation un posto di grande importanza, rivestendo l’incarico di
character design: impegno professionale che copre un abbondante ventennio e che rivela ai più attenti osservatori tracce certe del suo passaggio sul piccolo schermo.
Non è più questione di marciare all’interno di uno stesso genere, vedi il
sekai meisaku gekijoo, piuttosto la sua inconfutabile abilità a offrire ai personaggi un tocco di delicata poesia che parte da volti espressivi e volitivi, con minuscoli occhi a metà via tra realismo e cartoon. Parlano chiaro titoli come "Peline Story" (1978), "Tom Story" (1980), "Flo la piccola Robinson" (1981), "Lucy May" (1982), "Il cucciolo" (1983), "Ruy il piccolo Cid" (1983), "La principessa dai capelli blu" (1986) e "Il mago di Oz" (1986).
Nel mezzo ci stanno esperienze lavorative per altre società, come quel "Belle e Sebastien" (1981) salutato da queste parti con immutato successo, oppure i nuovi classici realizzati per TMS agli inizi degli anni ’90: vedi anche lo splendido "Il mio amico Patrashe" (1993) remake di Kenji Kodama del famoso "Flanders no Inu" (1975) o il collegiale "Futari no Lotte" (1991, inedito), firmato anch’esso dallo stesso regista di Occhi di gatto. È questione di ristretti margini di tempo, dal momento che in quegli anni Seki torna a occuparsi in Nippon Animation di "Papà Gambalunga" (1990), "Cantiamo insieme" (1991) e "Voci della savana" (1993).
Fatti i dovuti calcoli appare quindi chiaro come il suo lavoro sia una proverbiale via di mezzo artistica che in Nippon Animation separa da un lato i personaggi disegnati da Yoichi Kotabe ("Heidi", "Marco") e Yoshifumi Kondo ("Anna dai capelli rossi", "Pollyanna", "Una per tutte, tutte per una"); e dall’altro l’exploit di Yoshiharu Sato che per lo studio firmerà il
chara design di opere come "Un oceano di avventure per Tiko" (1994, un capolavoro sottovalutato), "Il cielo azzurro di Romeo" (1995), "Remì" (1997, quello al femminile), "Meiken Lassie" (1996) e "Una classe di monelli per Jo" (1993).
Da questa parte della barricata appaiono soprattutto evidenti i nomi dei maestri di Seki: Kotabe e quel Yasuji Mori che è stato per molti animatori un faro nella notte. Dice niente il nome Hayao Miyazaki?
Fonte: Yamato Video