00 28/03/2008 15:42
Torna Lady Oscar, il cartone che fa la storia

Dal 31 marzo, una delle serie animate giapponesi più apprezzate dalle cinque o sei minoranze sessuali più diffuse in Italia – anche in tempi in cui ancora si avevano difficoltà a reperirne una – tornerà in onda, per la gioia della cultura generale di tali e tanti bambini che avrebbero finito per studiare la rivoluzione francese distorta e raffazzonata solo sui libri di scuola. Stiamo naturalmente parlando di Lady Oscar, su Italia Uno da lunedì prossimo, pregna come non mai, più gli anni passano e il resto dei media affronta le tematiche che un tempo affrontavano solo i bei capelli e i bellissimi compagni d’arme della giovane soldatessa: dai suoi bei significati sull’accettazione del diverso, al mimetismo della minoranza, alle bellezze nascoste dove meno ce le si aspetta. Non c’è preadolescente nato negli anni ’80 che non sia poi cresciuto, grazie a Lady, con l’idea che “anche nel duello eleganza c’è”, come del resto recita da sempre la sua prima, bellissima sigla italiana. Gli stessi aggiungeranno, ora che sono cresciuti abbastanza, che il precetto vale anche al contrario, e che dunque anche nell’eleganza ci può essere duello. Se solo Oscar Françoise de Jarjayes l’avesse saputo prima, quanti veri spargimenti di ultimo sangue, quanti travasi di bile, quanti nemici fuori di metafora sarebbero ancora vivi e vegeti, per le strade di Parigi.
E invece no. Oscar fu allevata come un maschiaccio, da suo padre nobile e militare. Di conseguenza, dovette entrare nella Guardia Reale, e distinguercisi fino a fare infatuare di sé non solo intere servette di corte, ma anche veri e proprio soldati settecenteschi tutti d’un pezzo, pronti a rinunciare in parte o in tutto alle loro etero-certezze. Salvo poi rendersi conto all’ultimo che si trattasse davvero di una donna, e anche bellissima ed elegantissima, ma troppo tardi per tornare sui proprio passi. Solo due persone riuscirono ad avere, alternativamente, tutto il cuore di Oscar: il fido Andrè, l’unico soldatone che sapesse da principio dei veri gusti di lei, perché giocarono al lungo ai due dottori insieme, da piccini, ma con scarsi risultati (non che in alcun modo André ci comunichi questi gusti, durante la vicende della serie, con qualcosa di molto più definito di un abbraccio cameratesco, almeno nella censuratissima versione italiana). L’altra, è Maria Antonietta in persona, la regina di Francia alla cui incolumità Oscar tanto contribuì, salvo poi passare dalla parte dei rivoluzionari e morire ammazzata, per un caso paradossalmente fortutito, poco prima che i rivoluzionari stessi potessero arrivata ad Antonietta. Quindi, senza dover apparentemente scegliere fra il popolo e la corona, i due grandi amori ambigui della sua vita. Fra tanti cartoni di taglio espressionistico o stupido, anche oggi Lady Oscar si deve stagliare con la precisione di una lama nel panorama dell’offerta televisiva per ragazzi del pomeriggio. Mai nessuno era riuscito a parlare di storia ai giovanissimi con tanta sensibilità, e mai neppure a parlare di sensibilità con tanta storia.

Giovanni De Stefano
L'opinione.it